Visione della storia del Sud dalla parte dei “perdenti” - RAI STORIA

Visione della storia del Sud dalla parte dei “perdenti” - RAI STORIA

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Con queste parole, domenica 2 luglio, la conduttrice Michela Ponzani, apriva una delle tante puntate della pregevolissima trasmissione (fra le poche guardabili in televisione) di Rai Storia. Vista la premessa, la trasmissione appariva finalmente risarcitoria di altre ove il Sud pre-unitario era stato sempre, e notevolmente, maltrattato. Pertanto mio subitaneo pensiero fu il seguente: vuoi vedere che dopo giuste lamentele questa volta, in Rai, hanno invitato qualche storico che la pensa, in modo diverso dall’abusata retorica pro-risorgimentale? L’illusione è stata brevissima: dall’altra parte del tavolo c’era il Prof. Perfetti, stimatissimo professore, gentile e pacato interlocutore ma che già, in altra trasmissione, aveva esplicitato il suo pensiero che, se pure espresso con estrema cortesia, tutto era fuorché indirizzato verso le “ragioni dei perdenti”. E, infatti, anche questa volta l’immagine che il Professore ci ha voluto consegnare, intorno alla complessa vicenda, è stata quella di un Sud alquanto retrogrado e, per questo, chiuso alla visione del cosiddetto nuovo che avanzava e al progresso incombente. Dice il Professore: il Sud borbonico, a parte qualche industria (e meno male) e l’ormai risaputa prima ferrovia in Italia, poco altro aveva da vantare. Insomma era un regno predestinato a scomparire. Ovviamente, come ormai tutti sanno, questa è un’ immagine abusata e per nulla confacente alla realtà, un’ immagine che solo la maggioranza degli storici italiani si ostina ancora a dare poiché da sempre, essa, a sua volta, è stata confutata dalla maggioranza delle pubblicazioni di storici stranieri, comprese quelle degli storici inglesi. Pertanto penso che farei un’offesa al professore se gli inviassi documenti sulla realtà economica di questo regno, sulle avanzate tecnologie in suo possesso e su tutti i primati raggiunti che lo facevano dichiarare, dopo l’Inghilterra, al secondo posto, insieme alla Francia, fra i Paesi più industrializzati d’Europa. E questi non sono… pettegolezzi ma cose che un uomo di cultura, uno storico come il prof. Perfetti, conosce benissimo… e allora perché non dirle?
Personalmente non sono borbonica (vengo da famiglia di tradizioni liberali) e ritengo, anche se il mio parere, è il caso di dire, non fa storia, d’essere su alcuni punti in accordo con il Prof. Perfetti, ad esempio quando dice che la caduta del regno fu frutto dell’incapacità gestionale di Francesco II. Penso, però, che questo giudizio dovrebbe essere preceduto dalla congiunzione “anche”. Infatti ridurre tutta la tragedia del Sud a detta incapacità mi sembra un discorso alquanto semplicistico e gravemente omissivo di alcune cose fondamentali che ahimè! furono alla base dell’operazione “conquista del Sud” leggasi, solo per fare un ridottissimo elenco: interessi inglesi (zolfo siciliano e apertura Canale di Suez); bancarotta nella quale stava precipitando la finanza piemontese etc etc. E poi, come sottacere il fatto che, a fungere da “collante”, ci sia stato l’apporto della massoneria internazionale, Stati Uniti compresi? A tal proposito molti amano dire che la massoneria abbia funzionato da propulsore se non da arbitro dell’intera vicenda… e neppure questo è vero! La massoneria fu semplicemente collaborativa, soprattutto a livello economico, altrimenti: con quali risorse, Garibaldi, avrebbe corrotto i generali borbonici? Pertanto il non citare questo contributo sminuisce un’associazione che ha avuto grandi meriti verso la società moderna e che, attraverso la parola di tanti filosofi, ha saputo rivendicare e porre in primo piano la dignità dell’uomo (a scanso di equivoci, ammesso che la cosa interessi, per quanto liberale, né io né la mia famiglia, siamo stati mai aderenti alla massoneria). Ma, disquisendo di storia, è impossibile ignorare un fenomeno che, nel bene e nel male, ha dato un’impronta alla società moderna. Pertanto una parolina in più, circa l’intrigo internazionale, massoneria compresa, il Prof Perfetti ce la poteva pure concedere, altrimenti la caduta del Sud, con buona pace della storia reale e documentata, ritorna ad essere il solito raccontino apologetico del Risorgimento (parola coniata a posteriori) che porta, come sola giustificazione della rovinosa caduta di un regno, ricco e potente, le pur vere inadeguatezze di Francesco II e, di contro, l’ardore dei mille “superman” guidati da Garibaldi. Vero invece è che l’intrigo fu ardito, lungamente preparato e ben congegnato e che le azioni, all’inizio tremebonde, del povero Francesco II, rappresentarono un’insperata e classica ciliegina da apporre su una torta che, intrisa di veleno, era già stata attentamente confezionata, come sopra detto, dai potentati internazionali.
Povero Francesco! Difficilmente qualcuno, sia pure meglio di lui, avrebbe potuto resistere!
Ultima ed inqualificabile perla della trasmissione: in collegamento da Gaeta, una professoressa, definiva esercito italiano quello piemontese, guidato dal generale Cialdini contro i borbonici… Italiano? Per caso a costei ritorna che l’esercito dei Borbone fosse ugandese o quant’altro? Per favore qualcuno dica a questa signora come anche il “Regno delle due Sicilie” si trovasse, geograficamente, allocato in Italia. Che strazio! Comunque, in chiusura, la conduttrice, recuperava determinate verità affidandosi a Garibaldi, o meglio leggendo parte della sua arcinota lettera all’amica baronessa Cairoli. Che dire? Visto quel che dice… fortuna che ci fosse un onesto chiamato Garibaldi!
Per concludere… meno male che la storia intendevano leggerla dalla parte dei perdenti! A volte mi chiedo: è mai possibile che i potenti mezzi della Rai non riescano a raggiungere uno storico (ce ne sono tanti) portatore di quelle documentate verità che, magari non piaceranno, ma che sono alquanto diverse? O forse Rai Storia nasce come trasmissione “democraticamente parlando” senza diritto di replica?

D.L.

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